Due persone, sedute una accanto all’altra, che guardano insieme verso l’orizzonte: è la bella e colorata immagine di copertina della nuova Lettera pastorale del vescovo Michele Tomasi, dal titolo “Parla, Signore… (1 Sam 3,9) – Chiesa in ascolto, Chiesa in cammino”. Un dono che il Vescovo fa alla nostra diocesi all’inizio del secondo anno di ascolto, “approfondito e orientato”, che siamo invitati a vivere come Chiesa italiana all’interno del Cammino sinodale. Il testo è in distribuzione in questi giorni nelle parrocchie (insieme allo strumento di lavoro per il secondo anno di ascolto), ed è disponibile in Casa Toniolo, mentre nei prossimi giorni sarà scaricabile anche dal sito internet della diocesi.
Le narrazioni dell’équipe
La Lettera è in continuità con quella dello scorso anno, dedicata all’esperienza del camminare insieme a partire dall’ascolto reciproco. Ma si tratta anche di un testo che rappresenta una novità, proprio per l’accento puntato sull’esperienza dell’ascolto. Mons. Tomasi lo scrive chiaramente: il suo è un invito ad approfondire e ad ampliare l’esperienza di ascoltarci l’un l’altro attraverso la prospettiva narrativa di ascolto delle esperienze. Una “impostazione” che il Vescovo prende seriamente, tanto da mettere proprio all’inizio della sua lettera – e non alla fine, o come appendice – le testimonianze dei componenti dell’équipe sinodale, che raccontano la propria esperienza di ascolto vissuta nell’ultimo anno.
“Questo ha stupito noi per primi – racconta Andrea Pozzobon, componente dell’équipe e referente, insieme a Marialuisa Furlan, per il Cammino sinodale della nostra diocesi -, ma significa prendere seriamente la dimensione narrativa, non spiegando prima cos’è l’ascolto e poi mettendo le esperienze, ma mettendo avanti a tutto la narrazione, lasciando parlare prima la vita”.
Alla scuola di Betania
Ecco che dopo i dodici racconti dei membri dell’équipe – ai quali il Vescovo si è affiancato, raccontando a sua volta la propria personale esperienza insieme all’équipe sinodale -, lo spazio è dato alla Parola di Dio, con l’invito a metterci in ascolto della Parola e di come essa ci introduca alla dimensione dell’ascolto. Si tratta del racconto dell’episodio della visita di Gesù a Betania, a casa di Marta e Maria: è l’icona biblica scelta dalla Chiesa italiana per questo nuovo anno, dalla quale vengono proposti i cosiddetti “Cantieri di Betania” per strutturare le nostre attività di ascolto. Non una pagina delle Scritture nella quale cercare già temi o argomenti – sottolinea il Vescovo – ma grazie alla quale andare “a scuola di ascolto”, entrando nel racconto, “sposando” lo sguardo dei protagonisti, sedendoci ai piedi di Gesù come Maria, che “ha scelto la parte migliore”, accogliendo le parole di Gesù in risposta alle preoccupazioni e all’ansia di Marta, cogliendo una possibilità nuova di servizio, di azione, che senza quell’atteggiamento non sarebbe possibile.
“In questo nostro tempo – spiega il Vescovo – stiamo provando a vivere questo atteggiamento antico e sempre nuovo, cercando di ascoltare ciò che lo Spirito Santo vuole dirci nelle Scritture, nell’insegnamento della Chiesa e anche attraverso quello che ci diciamo tra di noi, e che i nostri compagni di strada intendono raccontarci, chiederci, suggerirci. Anche attraverso l’ascolto sinodale impariamo ad ascoltare la Parola di Dio, per noi, oggi”.
La qualità dell’ascolto
“Nella terza parte della Lettera il Vescovo Michele ci aiuta ad andare più a fondo nella dimensione dell’ascolto – sottolinea Pozzobon -. Per vedere in modo differente il mondo, infatti, è fondamentale l’ascolto degli altri, e questo ascoltare è fare realmente spazio all’altro, assumere il suo punto di vista, il suo orizzonte, integrare il suo sguardo in noi facendolo nostro: è, in fondo, un appello a cambiare di posto, a decentrarsi, non solo per rispettare la visione diversa del fratello o della sorella che incontriamo, ma per fare loro posto in noi, rendendoci ospitali”, declinando il nostro essere “Chiesa in uscita” attraverso tre verbi indicati dal Vescovo: “avvicinare le persone, incontrarle là dove esse vivono e ascoltare la loro vita” per essere una Chiesa viva e “felice”: una “qualità” desiderata ed emersa dagli ascolti diffusi dello scorso anno.
Un cammino eucaristico
Nella quarta e ultima parte della Lettera il vescovo Michele sottolinea la dimensione eucaristica di questo ascolto profondo dell’altro, mettendo in luce la struttura eucaristica del nostro cammino e come questo nostro ascoltarci sia un dono di cui essere grati. “E’ il dono dell’accoglienza e, in fondo, è il dono della nostra vita. E questo ha a che fare molto col dono che Gesù fa di se stesso nell’Eucaristia e con l’accoglienza a cui siamo chiamati – conclude Pozzobon -. Questa dimensione, che il Vescovo sottolinea, dice di un legame profondo tra Eucaristia e vita, che siamo invitati a riscoprire”.
(Alessandra Cecchin)
(Articolo tratto dalla Vita del popolo di domenica 5 febbraio 2023)